Dieci piccoli indiani

AGATHA CHRISTIE: l'infermiera e la scrittrice

 

Agatha Miller ( 1890 Torquay - 1976 Wallingford ), meglio conosciuta come Agatha Christie dal cognome del suo primo marito Archibald Christie, è una scrittrice e drammaturga britannica, considerata oggi la più famosa esponente al mondo del genere giallo. E' inoltre una delle autrici più prolifiche di ogni tempo con al suo attivo circa ottanta opere che comprendono anche un'autobiografia, un libro di viaggio, alcuni racconti, sedici opere teatrali e sei romanzi d'amore, scritti questi ultimi con lo pseudonimo di Mary Westmacott. I suoi romanzi sono stati tradotti in oltre cento lingue e hanno raggiunto una vendita complessiva di oltre due miliardi di copie risultando ad oggi inferiore solo alla sacra Bibbia e alle opere di William Shakespeare. Per questo motivo l'autrice ha ricevuto nel 1971 l'onorificenza di Dama dell'Impero, ovvero il più alto riconoscimento britannico.

 

Contestualmente allo scoppio della prima guerre mondiale, Agatha prestò il suo aiuto come crocerossina in un ospedale di Torquay affinando così tutte quelle conoscenze in ambito farmacologico per ciò che riguarda sedativi, ipnotici e veleni che le torneranno utili nella realistica e impeccabile stesura delle sue opere. Suspense, atmosfera intrigante, descrizioni accurate, personaggi con spessore psicologico e caratteriale mai banali sono gli elementi ricorrenti che hanno reso celebri i suoi romanzi in tutto il mondo. Come disse Winston Churchill, Agatha Christie "e' stata la donna, dopo Lucrezia Borgia, che ha vissuto piu' a stretto contatto con il crimine". Tra i personaggi più noti, nati dalla sua penna, non possono non essere menzionati l'enigmatico ispettore belga Hercule Poirot e l'acutissima vecchietta Miss Marple.

 

"Dieci piccoli indiani" è considerato uno dei suoi capolavori e con il record di centodieci milioni di copie vendute risulta essere a oggi il libro giallo più venduto in assoluto. Dopo la prima pubblicazione in Gran Bretagna nel 1939, fu tradotto in italiano nel 1946 e proposto come decima uscita della collana "Il giallo Mondadori" dall'omonima casa editrice con il titolo "... e poi non rimase nessuno". E fu proprio la scelta dell'editore di utilizzare il colore giallo per le copertine di questa raccolta a coniare l'abitudine, solo italiana, di indicare con quel colore quell'ampio genere di storie che avevano il crimine come denominatore comune. Fa notare a tal proposito Giuseppe Petronio "« Noi, gli italiani, quando non lo chiamiamo giallo (che è riferimento a una copertina) diciamo romanzo poliziesco, come i francesi che parlano anche di roman policier. I tedeschi invece lo dicono Kriminalroman, che abbreviamo in Krimi. Gli anglosassoni hanno una scelta più varia: parlano di detective fiction, mystery (o mystery story), di detective story o detective novel (un termine che si trova anche in tedesco: Detektivroman), di crime o crime story. Le lingue slave usano tutti questi termini: detectivnji roman (in russo), detektivski roman (in sloveno, abbreviato in detektivka), detektivní román (in ceco, abbreviato anche qui in detektivka) ma usano anche kriminal (polacco parlato) e dicono ancora roman tajn (romanzo-mistero, russo) e ancora cernà knihovna (biblioteca nera, nome di una collana), o powiesc sensacjna (storia a sensazione, polacco). » Il genere giallo è oggi suddiviso in alcuni sottogeneri ( il poliziesco classico, lo spionaggio, il triller, il noir ) anche se non è sempre possibile definire con esattezza i confini tra di essi o attribuire un'opera un'etichetta specifica.

 

Da citare infine la prolifica collana di gialli per ragazzi proposto da De Agostini con il titolo di "Agatha Mistery", con illustrazioni di Stefano Turconi e testi di Mario Pasqualotto, in arte Sir Steve Stevenson, che racconta le avventure di Agatha, una londinese dodicenne appassionata di gialli, e di suo cugino Larry, che frequenta la Eye School, la più celebre scuola di detective al mondo. Oltre al fatto che i libri hanno una copertina con sfondo giallo si noti che il nome della giovane protagonista è un chiaro riferimento alla nota scrittrice.

 

Recensione didattica e culturale: tutti diritti del romanzo "Dieci piccoli indiani" sono di Agatha Christie e, per la versione italiana, di Mondadori.

© Riproduzione riservata

 

 

DIECI PICCOLI INDIANI - il titolo: la questione razziale e le nursery rhymes

                      Firma originale di Agatha Christie

 

 

"Dieci persone estranee l'una all'altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa su un'isola senza sapere il nome del generoso ospite. Eppure, chi per opportunità, chi per bisogno, chi per curiosità, hanno accettato l'invito. Ma non c'è il padrone di casa ad aspettarli, Trovano invece una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto di ciascuna camera" [...]

 

E' così che viene presentato il libro "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie in quarta copertaina nella collana degli Oscar Mondadori nell'edizione per ragazzi proposta dagli undici anni. Leggiamo insieme la filastrocca.

 

Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.

Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar.

Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro,
solo sette ne restar.

Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar:
un di lor s'infranse a mezzo,
e sei soli ne restar.

I sei poveri negretti
giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto,
solo cinque ne restar.

Cinque poveri negretti
un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale,
quattro soli ne restar.

Quattro poveri negretti
salpan verso l'alto mar:
uno un granchio se lo prende,
e tre soli ne restar.

I tre poveri negretti
allo zoo vollero andar:
uno l'orso ne abbrancò,
e due soli ne restar.

I due poveri negretti
stanno al sole per un po':
un si fuse come cera
e uno solo ne restò.

Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
ad un pino si impiccò,
e nessuno ne restò.

 

Il libro fu originariamente pubblicato nel 1939 in Gran Bretagna con il titolo Ten Little Niggers, traducibile in italiano con "Dieci piccoli negri" o "Dieci negretti", riprendendo quindi il primo verso della citata filastrocca che a sua volta si rifaceva ad una canzone statunitense, scritta da Septimus Winner nel 1868. Quest'ultima fu pubblicata inizialmente come Ten Little Niggers e solo successivamente venne ribattezzata Ten Little Indians, traducibile in italiano con "Dieci piccoli indiani"Ciò avvenne in quanto il termine nigger ha in sè una connotazione storica e culturale dispegiativa. Pertanto l'anno successivo, in occasione dell'immissione sul mercato americano del libro, si preferì optare per And Then There Were None, ultimo verso della stessa filastrocca, traducibile in italiano con "...e poi non rimase nessuno".

 

Anche in Italia, l'editore Arnoldo Mondadori decise di utilizzare tale il titolo in occasione della prima traduzione del 1946. Tuttavia, il titolo venne criticato, forse perchè scopriva già di per sè parte della trama, e quindi dal 1977 si optò nel nostro paese per "Dieci piccoli indiani" così come era stata modificato il titolo della canzone statunitense a cui la filastrocca si ispirava. Il nuovo titolo fu adottato in Italia ma non negli USA, dove l'opera è conosciuta ancora oggi come And Then There Were None.

 

Si noti però che nella versione italiana del testo non vennero modificati, nè a suo tempo nè oggi, gli altri riferimenti al vocabolo nigger: si parla infatti nel capitolo I di Nigger Island, per indicare l'isola tidale posta di fronte al Devon dove il gruppo di ritrova, nel capitolo II di "dieci piccoli negretti" all'interno della filastrocca, così come nel capitolo X di "negretti di porcellana" per indicare le statuine in sala da pranzo. Il che rende abbastanza discutibile la scelta del titolo, che non trova mai riscontro nel testo, e che resta spesso incomprensibile a chi non nè conosce l'origine e la storia.

 

Tornando alla filastrocca si osservi non solo che gli invitati sono dieci, esattamente come "i negretti" citati, ma che anche le modalità con le quali avvengono i delitti sono le stesse menzionate nei suoi versi. Per esempio uno cadde addormentato si riferisce all'effetto del veleno, legna andarono a spaccar: un di lor s'infranse a mezzo anticipa un omicidio commesso con l'ascia,  giocan con un alvear: da una vespa uno fu punto crea una metafora tra il pungiglione di tale insetto e una siringa, stanno al sole per un po': un si fuse come cera si riferisce ad un delitto commesso in spiaggia in pieno giorno, etc. A proposito dell'inserimento di questa filastrocca nell'opera, Agatha Christie scrisse nella sua autobiografia "Mi ritornò in mente una poesia della mia infanzia: la filastrocca dei dieci poveri negretti. Fin da bambina, mi aveva affascinato, con quella sua inesorabile sottrazione, quel senso di inevitabile".

 

Non mancano inoltre nel testo accattivanti i giochi di parole, molto presenti nella letteratura anglosassone, che di certo non sfuggono ai lettori più attenti. Si pensi a tal proposito anche al libro "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll, ricchissimo di doppi sensi per il diverso significato che alcune parole possono assumere, che purtroppo spesso si perdono nelle traduzione in altre lingue. Considerando invece a "Dieci piccoli indiani" vale la pena menzionare sia la firma dello sconosciuto sig. Owen, dove il nome puntato U.N. Owen che ha una pronuncia simile al vocabolo unknowen che significa "sconosciuto" ( capitolo 3 ),  sia la strofa della filastrocca uno un granchio se lo prende, in cui la parola granchio è in prima battuta riferita all'animale ma dove si noti che "prendere un granchio" significa anche fare un errore di valutazione... ( capitolo 15 )

 

Sulla base di questa abilità nello sfruttare i doppi sensi linguistici, non deve meravigliare, quindi, che il titolo del romanzo "Dieci piccoli indiani" si ispiri a una filastrocca popolare, nata verosimilmente per insegnare ai bambini a ricordare i primi dieci numeri al contrario, e neppure che tutto l'intreccio narrativo sia stato sviluppato sulla base di quanto già menzionato nelle sue strofe. Più in generale infatti nelle opere di Agatha Christie compaiono spesso filastrocche popolari, dette nursery rhymes, fuse tanto armonicamente nello sviluppo delle trama che le stesse vengono a volte utilizzate anche come titolo accattivante dell'opera stessa.

 

Nell'allegato seguente è riportato un ulteriore approfondimento sulle filastrocche presenti nei testi di Agatha Christie come riportato sul sito www.ilrifugiodiagathachristie.wordpress.com di Annamaria Martinolli

 

Recensione didattica e culturale: testo a cura del Prof. Massimiliano Noseda

© Riproduzione riservata

 

DIECI PICCOLI INDIANI: riflessioni sul concetto di giustizia

 

Sebbene il susseguirsi dei numerosi delitti descritti nel romanzo crei una continua atmosfera di paura tra i personaggi, acuita dalla crescente diffidenza reciproca tra i superstiti, e motivo per cui alcuni educatori preferiscano proporre ai propri alunni opere dai toni più sereni o che prevedano crimini diversi dal delitto, come ad esempio il furto, "Dieci piccoli indiani" si presta ad alcune interessanti riflessioni sul concetto di giustizia.

 

Innanzitutto tutti personaggi convocati a Nigger Island vengono accusati di aver commesso un reato per il quale non sono però stati puniti dalla giustizia ordinaria e quindi in pratica di non aver scontato alcuna pena per i loro misfatti. Questo in quanto la giustizia terrena si basa sul cosiddetto "metodo scientifico" che prevede la ricostruzione della dinamica degli avvenimenti sulla base di prove certe e dati oggettivi al fine di escludere che i fatti possano essersi svolti in altro modo o da persone differenti dall'imputato. Tuttavia, si noti che tale metodologia non è infallibile in quanto non è utilizzabile ad esempio se a posteriori mancano le prove o perchè effettivamente non disponibili o perchè occultate volontariamente. Da ciò si evince una persona accusata di aver commesso un crimine può non essere sospettata nè condannata non solo perchè realmente innocente ma anche per insufficienza di prove a suo carico pur essendo di fatto colpevole. E questo è quello che verosimilmente è successo nella maggior parte se non in tutti i casi citati nel romanzo dato che molti di loro confesseranno la loro colpa proprio durante il soggiorno a Nigger Island.

 

Ma oltre a questa dimensione oggettiva basate su prove certe ne esiste anche una soggettiva legata da una parte dalle testimonianze delle persone informate sui fatti, o dell'imputato stesso, che possono non solo fornire informazioni utili alla ricostruzione dei fatti e all'individuazione del reale colpevole ma anche mentire sulla base di paure personali o interessi economici influenzando così il decorso e quindi l'esito del processo. A ciò si aggiunge che il giudice o la corte sono essere umani e come tali non infallibili e passibili di errore involontario, o volontario per interessi economici o personali. 

 

Ed è proprio la possibile fallibilità del metodo una delle ragioni, anche se non l'unica, che spinge il misterioso signor Owen a radunare tali individui a Nigger Island e a sostituirsi alla giustizia terrena essendo ben a conoscenza dei reati commessi da ciascuno dei suoi ospiti prima del loro arrivo. 

 

Tuttavia nel testo viene menzionata anche un altro tipo di giustizia diversa da quella terrena, ovvero quella divina. Ciò avviene grazie al personaggio di Emily Brent, donna puritana e bigotta, che compare in qualche occasione con la Bibbia tra le mani e che propone discorsi e riflessioni ai suoi testi ispirati. Tale tipo di giustizia a posteriori sarebbe infallibile per il credente.

 

Primo riferimento alla Sacra Bibbia, Salmo 9:15-17 (The heathen are sunk down in the pit that they made: in the net which they hid is their own foot taken. The Lord is known by the judgment which he executeth. The wicked shall be turned into hell, and all the nations that forget God):
Nella sua camera, Emily Brent, vestita di seta nera per la cena, leggeva la Bibbia. Le sue labbra si muovevano leggermente mentre seguiva con gli occhi le parole: Gli infedeli cadono nella trappola che hanno preparato, nella rete che loro stessi nascosero è preso il loro piede. Si riconosce il Signore dalla sua condanna. I malvagi saranno gettati nell’inferno.
(pag. 36-37, secondo la traduzione di Beata Della Frattina per la collana Mondadori "Oscar Junior", 2011)

 

Secondo riferimento alla Sacra Bibbia, Libro dei Numeri 32:23 (But if you will not do so, behold, you have sinned against the Lord, and be sure your sin will find you out):
La signorina Brent mormorò: “Rammento un motto che stava esposto nella mia camera, quando ero bambina: “La tua stessa colpa ti farà scoprire”. Ed è verissimo. La tua stessa colpa ti farà scoprire”.
(pag. 89, secondo la traduzione di Beata Della Frattina per la collana Mondadori "Oscar Junior", 2011)

 

Terzo riferimento alla Sacra Bibbia, Salmo 91:5 (You will not be afraid of the terror by night, Or of the arrow that flies by day):
“Il Signore provvede alle sue creature". "Non conoscerai il terrore di notte, né la freccia che scocca di giorno…”. Era giorno, adesso: non c’era terrore. “Nessuno di noi lascerà quest’isola”. Chi l’aveva detto? Ma certo, il generale Macarthur, che aveva un cugino sposato con Elsie MacPherson. Sembrava che il suo destino non lo interessasse. Anzi, era parso contento all’idea di morire. Malvagio! Un sentimento simile era sacrilego. Certa gente dà così poco valore alla vita che finisce per togliersela.
(pag. 151, secondo la traduzione di Beata Della Frattina per la collana Mondadori "Oscar Junior", 2011)

 

Recensione didattica e culturale: testo a cura del Prof. Massimiliano Noseda

© Riproduzione riservata

 

 

DIECI PICCOLI INDIANI: il film del 1965

 

Pur rimanendo fedele nei temi trattati e nella sequenza narrativa al testo di Agatha Christie, la versione cinematografica in bianco e nero di "Dieci piccoli indiani" di George Pollock del 1965 presenta alcune evidenti differenze rispetto all'originale. Può essere quindi interessante vedere il film, come attività di cineforum, dopo aver letto il libro al fine di scoprire le principali similitudini e difformità. 

 

Invariato resta ad esempio il numero degli ospiti, il raduno conseguente all'invito di lettere da parte del misterioso sig.Owen e la sequenza dei delitti. In qualche caso però viene variato il nome dei personaggi e anche le modalità con cui avviene il delitto. E' quanto accade per esempio per i due domestici: la signora Rogers viene avvelenata nel libro mentre muore sulla funivia a causa della rottura verosimilmente non accidentale un cavo nel film. Il suo consorte passa a miglior vita invece a causa di un colpo d'ascia nel libro mentre cade in un dirupo durante un'arrampicata nel tentativo di lasciare la villa e scendere a valle conseguentemente al sabotaggio del sistema di ancoraggio della fune nella versione cinematografica. 

 

Invece, tra le differenze più significative troviamo ad esempio la location. Infatti, mentre i protagonisti del libro verranno invitati dallo sconosciuto sig. Owen su di un'isola disabitata e al momento irraggiungibile dalla terraferma a causa delle cattive condizioni del mare, quelli del film saranno ospitati in una casa di montagna, raggiungibile solo mediante funivia, e isolata dal villaggio sottostante a causa di un'improvvisa e copiosa tormenta di neve. A tal proposito si noti anche che il nome dell'isola, riportato nel libro, è Nigger Island e che la parola nigger traducibile con "negretto" è presente nel titolo originale "Ten little niggers". Questo dettaglio quindi nel film si perde.

 

Da segnalare anche nel film un ulteriore colpo di scena finale che attribuisce alla storia una conclusione decisamente più romantica. Si noti a questo proposito che come titolo è stato scelto non a caso "Dieci piccoli indiani" e non "E poi non rimase nessuno" in quanto qui qualcuno rimane... La stessa variazione del finale era stata proposta in una versione teatrale dell'opera curata dalla stessa Agatha Christie.

 

Recensione didattica e culturale: tutti diritti del film del 1965 disponibile in dvd sono di Eagle Pictures.

© Riproduzione riservata

 

 

LAMU' LA RAGAZZA DELLO SPAZIO: episodio "...e poi non rimase nessuno"

 

"Lamù la ragazza dello spazio" è il titolo italiano di un anime giapponese prodotto negli anni Ottanta dallo Studio Pierrot e da dallo Studio Deen, tratto da un manga shonen di Rumiko Takahashi ed edito anche in Italia prima da Granata Press ( 1991 - 1995 ) e poi da Star Comics ( 1997 - 2001 ). La serie è andata in onda anche nel nostro paese fin dal 1983 in forma non censurata ma solo su diversi circuiti locali ( Retecapri, Telecapodistria, Odeon Tv, 7 Gold ) e mai su emittenti nazionali, verosimilmente a causa di alcuni temi trattati e ritenuti poco adatti ad un pubblico infantile. Tra i principali ricordiamo il ricorrente ruolo di dongiovanni del protagonista, Ataru, che non esita a infastidire e rincorrere nel vero senso della parola qualsiasi gradevole presenza femminile del quartiere generando in tal modo l'ira della promessa sposa Lamù, un'aliena in grado di folgorarlo all'istante con violente scariche elettriche. In seguito in Italia la serie è stata commercializzata prima in vhs e poi in dvd da Yamato Video.

 

L'episodio giapponese numero 98, corrispondente al 72 della numerazione italiana, dal titolo "... e poi non rimase nessuno" è una chiara parodia del celebre romanzo di Agatha Christie "Dieci Piccoli Indiani" in quanto riprende il tema di un gruppo di persone, rappresentati in questo caso dai personaggi dell'anime, che vengono abbandonati in una villa su di un'isola deserta e che assistono ad una serie di inspiegabili delitti che porteranno progressivamente alla morte di tutti loro. Solo alla fine, il tutto si rivelerà uno scherzo architettato dal gruppo di amici di Ataru per punirlo del suo comportamento attraverso un drastico trattamento shock volto a responsabilizzarlo maggiormente per il futuro. Ma nell'epilogo, che si svolge in una stanza d'ospedale, il dialogo tra Ataru e l'infermiera proverà che tutto è stato vano. La puntata, che include alcune scene crude legata ai finti omicidi, ha un tono horror è sicuramente sopra le righe rispetto all'atmosfera dell'intera serie e risulta poco comprensibile, e forse anche poco apprezzabile, senza considerare il testo d'autore di riferimento. Clicca qui o sull'immagine di questo box per vedere l'episodio su dailymotion.

 

Altri chiari riferimenti a "Dieci piccoli indiani" sono presenti anche in altri anime. E' il caso ad esempio della prima puntata della nona stagione della serie americana "I Griffin", intitolata non a caso "... e alla fine furono di meno" o dell'episodio speciale 219 della serie nipponica "Detective Conan", intitolato "La leggenda di Furto Kid".

 

Per ciò che concerne invece i fumetti, il racconto "Dieci piccoli caimani" della serie Disney "Pippo Reporter" è sempre ispirata al medesimo giallo di Agatha Christie. In questa versione un poliziotto mediocre in cerca di riscatto sociale cercherà di prendersi il merito del ritrovamento degli ospiti che in realtà lui stesso aveva fatto addormentare mediante sonnifero o attraverso una botta sul capo. Tra di loro è presente anche una cuoca di nome Agatha che da grande vorrebbe fare la scrittrice e che quindi rappresenta un chiaro omaggio all'autrice del romanzo originale. Sarà proprio Pippo che, in modo assolutamente casuale iniziarà ad indagare e a risolvere il caso. Essendo stato realizzato tale fumetto nel 2011 in Italia, con testo di Teresa Radice e disegni di Stefano Turconi, si riprende anche il gioco di parole del misterioso proprietario della villa utilizzando I.G.Noto al posto di U.N.Owen. Tale versione dell'opera, che elimina i delitti che e aggiunge un pizzico di ironia alla storia grazie al personaggio del sornione Pippo, si presenta come interessante strumento per avvicinare i lettori più piccoli al classico e più in generale al genere giallo.

 

Anche la storia "Topolino e l'incubo orbitale" in 36 tavole, comparsa su Topolino 2810 dell'ottobre 2009, scritta e disegnata dall'italiano Andrea Castellan, in arte Carsty, è ispirata all'opera "Dieci piccoli indiani" dove ovviemnte la trama viene addolcita, dato che le regole del fumetto Disney impongono che nessuno possa morire, e rivista in veste di racconto di fantascienza.

 

Recensione didattica e culturale: tutti diritti della serie "Usurei Yatsura" sono di Yamato Video per la distribuzione italiana in dvd.

© Riproduzione riservata