il soldatino di piombo

IL SOLDATINO DI PIOMBO

 

                          IL SOLDATINO DI PIOMBO

                          di Hans Christian Andersen

 

Interessante riproposizione de "Il soldatino di piombo" di Hans Christian Andersen in un adattamento per bambini di Sarah Paoletti con la regia di Ester Montalto che in modo semplice ma molto divertente rimette in scena un classico tra i più noti e amati dell'autore danese offendo così un'imperdibile occasione per avvicinare precocemente i più piccoli al magico mondo del teatro.

 

Ma quale teatro ? Quello artigianale e minimalista di un tempo, in cui pochi attori si alternavano in diversi ruoli ( Massimiliano Angioni nel ruolo del bambino e del soldatino di piombo, Laura Cairoli nel ruolo della bambina e della ballerina, Francesco Saitta nel ruolo del troll Zazà, del topo della dogana e del cuoco ) e le scenografie non si basavano ancora sull'alternanza di sfondi digitali ma erano costituite da pochi oggetti scenografici essenziali e palpabili ( il castello, il fuoco, il pacco regalo, la barchetta, etc ) in grado di catalizzare l'attenzione dello spettatore.

 

Colpisce, inoltre, nei momenti clou della storia, il suggestivo effetto comunicativo ottenuto con alcuni semplici artifici, come ad esempio l'uso del tendone nero per rendere meglio la caduta del soldatino nel ventre del pesce o l'utilizzo sapiente e alternato di luce e buio per enfatizzare e rendere più spettacolare la caduta del soldatino prima dalla finestra o poi nel fuoco.

 

In un susseguirsi di eventi che riprendono abbastanza fedelmente quelli del testo di Andersen, molto gradite ai bambini risultano essere le licenze del presente adattamento teatrale come le gare tra il soldatino e il troll Zazà per conquistare il cuore della ballerina, l'ironia del topo della dogana o l'instabilità emotiva del pesce.

 

La rappresentazione termina con un inaspettato quanto gradito omaggio simbolico ai più piccoli in ricordo della giornata e dell'esperienza teatrale vissuta: un cuoricino di stagno con un lustrino.

 

"Il soldatino di piombo" costituisce un’occasione per imparare ad accogliere la diversità come un dono che ci dà la forza di superare ogni ostacolo, per imparare a valutare i nostri incontri e a non essere superficiali nelle scelte. 

 

PERCHE' RACCONTARE ANCORA OGGI AI PIU' PICCOLI IL SOLDATINO DI PIOMBO ?

 

                           IL SODATINO DI PIOMBO

                          illustrazione di Chiara Civati 

 

 

"Il soldatino di piombo" fu scritto da Hans Christian Andersen nel 1838. 

 

Come avviene tipicamente in molti dei racconti di Andersan il protagonista è un soggetto socialmente escluso. Nella fiaba in questione il motivo dell'esclusione è la disabilità conseguente alla mancanza di una gamba. Lo stesso tema di esclusione fisica è ripreso ne "Il brutto anatroccolo", dove il protagonista verrà deriso dalle altre anatre finchè non si scoprirà essere un cigno, sia ne "La Sirenetta" dove la protagonista giunge perfino a fare un patto con la strega del mare pur di aver le gambe e provare ad entrare a far parte del mondo degli uomini. Ma l'esclusione può avvenire anche sulla base di motivi economici o sociali. Basti pensare a tal proposito a "La piccola fiammiferaia".

 

I personaggi di Andersan sono comunque di norma coraggiosi e tenaci. Non a caso "Il soldatino di piombo" è noto anche come "Il coraggioso soldatino di piombo" o "Il tenace soldatino di piombo". In generale, infatti, tentano spesso di ricollocarsi socialmente e riscattarsi sebbene ciò non sia sempre possibile, almeno in questa vita. Ciò è per esempio possibile per il brutto anatroccolo conseguentemente alla trasformazione in un maestoso cigno mentre non lo è per il soldatino di stagno dove il riscatto e il ricongiungimento con l'amata avvengono solo spiritualmente dopo la morte. Ciò è da intendersi come una sorta di premio per la perseveranza nel perseguire i propri sogni e per le doti morali dimostrate in vita e quindi appunto per il coraggio e la tenacia.

 

"Il soldatino di piombo" offre comunque a tutti noi un insegnamento di vita e propone una sfida tanto ardua quanto interessante: imparare a rimanere in piedi sull'attenti "come torre ferma" anche quando ci si sente piccoli o inadeguati o quando la tempesta della vita tende a destabilizzarci e vorrebbe farci cadere. Ciò è possibile anche grazie alla forza del sogno ovvero al non smettere mai di sperare e di credere che una ballerina ci aspetti sul portone di casa.

 

Si noti che i racconti di Andersan hanno spesso come personaggi e protagonisti personaggi reali ( un soldatino, una ballerina, una fiammiferaia, un pifferaio ) e che il lieto fine non è sempre scontato. Lo abbiamo infatti ne "Il brutto anatroccolo" con la metamorfosi del cigno o ne "La regina delle nevi" con il ricongiungimento di Gerda e Kay ma non ne "La Sirenetta" dove la protagonista si trasformerà in schiuma del mare per non essere riuscita a baciare il principe nei tre giorni pattuiti e forse anche come punizione per il suo aver cercato di andare contro natura. In altri casi invece il finale è più ambiguo in quanto, pur prevedendo il decesso del protagonista, lascia intravedere un seguito felice oltre la morte. Ne "Il soldatino di piombo" il cuore di stagno con il lustrino che resta fra la brace simboleggia infatti il ricongiungimento e l'amore eterno. Non dimentichiamo infatti che il credo cristiano è elemento spesso esplicitamente presente nei racconti di Andersen, come ad esempio "La regina delle nevi", e pertanto l'esistenza di una vita ultraterrena è per l'autore un presupposto scontato.

 

I temi dello sventurato e del diverso, tanto frequenti in Andersen, sono da ritenersi spunti autobiografici ricollegabili genericamente agli stenti e alle difficoltà economiche e sociali che visse in gioventù. Hans Christian Andersen proveniva infatti da una famiglia povera di periferia che ebbe difficoltà a fornirgli l'istruzione precoce e di qualità che tanto avrebbe voluto e che continuamente sognava. L'autore, come i suoi personaggi, riuscirà a riscattarsi, almeno in parte, in età adulta quando la cultura e il teatro gli consentiranno di avvicinarsi al mondo all'aristocrazia danese che tanto ammirava. Un mondo però di cui continuerà evidentemente a sentirsi parte e dal quale percepirà di non essere mai completamente accettato.

 

 

Recensione didattica e culturale Prof. Massimiliano Noseda

© Riproduzione riservata

IL SOLDATINO DI PIOMBO: INFLUENZE CULTURALI

                      Copertina del DVD "TOY STORY"

                                    di Diseny-Pixar

 

 

"Il soldatino di piombo" di Hans Christian Andersen del 1838 si basa su una premessa fantastica: i giocattoli prendono vita se lasciati soli.

 

Tale idea è presente anche nel celebre balletto russo "Lo schiaccianoci" di Petr Il'ic Cajkovskij del 1892, ispirato al racconto "Schiaccianoci e il re dei topi" di E.T. A. Hoffmann del 1816. Benchè ciò avvenga solo nella fase del sogno di Clara, Schiaccianoci e i soldatini si animano per combattere insieme alla protagonista contro il Re dei Topi. Tra gli adattamenti per bambini di quest'opera ricordiamo un segmento del film "Fantasia" della Disney del 1940 e il film d'animazione "Barbie e lo schiaccianoci" del 2001.

 

La stessa fantasia di giocattoli in grado di animarsi se inosservati la troviamo anche nel romanzo di formazione "La piccola principessa" di Frances Hodgson Burnett del 1905, versione rivisitata ed ampliata di un suo precedente lavoro del 1888 intitolato "Sara Crewe". Il libro, oltre a diversi film per la tv, ha ispirato anche una serie animata giapponese, ribattezzata in Italia "Lovely Sara" e trasmessa sulle reti Mediaset fin dagli anni Ottanta. Nonostante i numerosi personaggi aggiunti e un certo ampliamento della storia, necessario per permettere la realizzazione dei 46 episodi previsti, si tratta di una delle versioni più fedeli alla trama originale e soprattutto alla psicologia della protagonista. Inoltre, nell'anime vengono affrontati e ben illustrati i temi sociali dell'estrema povertà delle classi sociali meno abbienti e in particolar modo del lavoro minorile che soprattutto nel XIX secolo interessava gran parte dei paesi industrializzati. Clicca qui per ascoltare la sigla italiana con musica di Giordano Bruno Martelli, testo di Alessandra Valeri Manera e voce di Cristina D'Avena oppure qui per ascoltare la versione francese interpretata sempre da Cristina D'Avena.

 

Leggiamo i passi del libro relativi a questo tema:

CAPITOLO DUE: Era una bambina piena di immaginazione e di pensieri stravaganti. Nella sua fantasia si illudeva che sarebbe stato per lei di conforto fingere che la sua bambola fosse viva e potesse ascoltarla e capirla. Dopo che Mariette le ebbe fatto indossare l'uniforme blu scuro della scuola e legato i capelli con un nastro dello stesso colore, Sara andò da Emily che se ne stava seduta sulla sua seggiolina, e le mise un libro tra le mani. "Puoi leggere, se vuoi, mentre io sono a lezione" le disse. Poi, notando lo sguardo incuriosito di Mariette, le spiegò tutta seria: "Sai, io credo che le bambole possano fare cose di cui ci tengano all'oscuro. Forse Emily sa davvero leggere, parlare e camminare, ma lo da solo quando è da sola, E' il suo segreto. Se si sapesse che le bambole sono capaci di azioni come noi, la gente e sfrutterebbe. Perciò, probabilmente si sono messe d'accordo di non farlo sapere a nessuno. Finchè c'è qualcuno nella stanza, Emily se ne sta seduta con gli occhi sbarrati, ma non appena tutti saranno usciti, si metterà a leggere, o magari andrà a guardare fuori dalla finestra. E se sentirà dei passi, correrà subito a rimettersi seduta, fingendo di non essersi mai mossa di lì".

CAPITOLO TRE: "E' vero che hai una stanza per giocare tutta tua ?" sussurrò Ermengarde mentre attraversava l'atrio. "Sì" rispose Sara. "E' stata una richiesta di mio padre perchè... bè, quando gioco mi piace inventare delle storie e non mi va che gli altri mi sentano. Se so che qualcuno mi ascolta non mi diverto più". Ermengarde si fermò di botto con gli occhi sgranati e senza fiato. "Tu inventi storie ?" esclamò incredula. "E ti viene naturale come parlare francese ?". Sara la guardò stupita. "Che c'è di strano ? Chiunque può farlo" disse. "Tu ci hai mai provato?". Nel frattempo avevano raggiunto il corridoio che portava alla stanza di Sara. la nuova alunna posò la mano sulla mano di Ermengarde e bisbigliò con aria complice: " Facciamo piano. Spalancherò la porta di colpo e forse riusciremo a cogliere Emily di sorpresa". Il tono era scherzoso, ma la misteriosa luce di speranza che gli brillava negli occhi affascinava Ermengarde, benchè quest'ultima non avesse la minima idea di quello che l'aspettava. Ad ogni modo doveva trattarsi senza dubbio di qualcosa di elettrizzante. In preda all'eccitazione, Ermengarde seguì la compagna in punta di piedilungo il corridoio. Una volta davanti alla porta, Sara girò la maniglia e la spalancò di colpo. la stanza era tranquilla e in ordine, con un bel fuoco che ardeva sonnacchioso e una splendida bambola seduta accanto al caminetto, apparentemente intenta a leggere un libro. "Oh! è tornata al suo posto prima che potessimo sorprenderla!" esclamò Sara. "Fanno sempre così, sono dei fulmini!". Ermengarde guardò prima Sara, poi la bambola, poi di nuovo sara. "Cammina?" domandò, esterrefatta. "Sì" rispose Sara " o, almeno, io credo di sì. Cioè, faccio finta di crederci, e così mi convinco che sia vero. Tu non fai mai finta che qualcosa sia vero?". "No, mai" disse Ermengarde. "Come si fa?". Era talmente ammaliata da quella nuova e stravagante compagna che restò a fissarla, senza prestare la minima attenzione a Emily, benchè fosse la bambola più bella che avesse mai visto. "Sediamoci così te lo spiego" disse Sara. "E talmente facile che una volta cominciato non riesci più a smettere, ed è bellissimo. Emily, ascolta. Ti presento Ermengarde St. John. Ermengarde, questa è Emily. Vuoi prenderla in braccio?". "Oh, davvero? Posso?" domandò Ermengarde. "E' così bella!". E si ritrovò la bambola tra le braccia. Nel corso della sua breve e grigia esistenza la signorina St. John aveva anche solo sognato di vivere un'ora come quella trascorsa con la sua nuova e originale amica, finchè la campanella del pranzo non la costrinse a scendere. Accoccolata sul tappeto davanti al caminetto, Sara parlò di cose stranissime, con le guance accese e gli occhi verdi che brillavano. Le raccontò del suo viaggio e della sua vita in india. ma quello che più affascinava Ermengarde era la sua teoria sulle bambole che camminavano, parlavano e facevano tutto quello che volevano quando nessuno le vedeva e, per mantenere segrete queste capacità, ritornavano come dei fulmini al proprio posto appena sentivano arrivare qualcuno. "Noi non ci riusciremmo" disse Sara tutta seria. "Sai è una specie di magia".

 

Il tema dei giocattoli che si animano è però presente anche nell'anime giapponese "Il fantastico mondo di Paul", nato dalla fantasia di Hiroshi Sasagawa e prodotto dalla Tasunoko nel 1976 in 50 episodi. Il pupazzo di stoffa Pakkun è, infatti, in grado di animarsi e di fermare il tempo al fine di condurre segretamente i protagonisti, Paul e Nina, nel Paese delle Meraviglie dove dovranno combattere il demone Belt SatanInteressante è anche il tema del viaggio esteriore come occasione di maturazione e crescita interiore. Infatti, i continui viaggi attraverso il cancello magico, aperto da Pakkun con la sua bacchetta, portano i due giovani in una dimensione parallela, ogni volta differente, che presenta a volte un'atmosfera da sogno, altre volte da incubo. Tale viaggio si rivela però sempre illuminante per meglio comprendere la realtà in cui vivono e a cui fanno ritorno alla fine di ogni episodio quando Pakkun torna ad essere un pupazzo di stoffa inanimato. E anche l'incontro con lo stesso Belt Satan, personificazione del male, ha una valenza educativa e induce Paul e Nina a comprendere che nella vita oltre ai piaceri ( giocare e divertirsi ) ci sono anche i doveri ( aiutare e rispettare il prossimo, chi è in difficoltà e chi soffre ) e che solo attraverso l'esperienza e la conoscenza del male si può meglio comprendere e perseguire il bene. Dice infatti Belt Satan al primo incontro con i due giovani: "Ricordate che se volete apprezzare il bene, dovrete conoscere anche il male! [...] Oramai siete in mio potere, così vi renderete conto che al mondo non ci sono solo le cose belle e tutto questo vi sarà di grande insegnamento, se riuscirete a sopravvivere!". La serie è stata trasmessa in Italia dai primi anni Ottanta e dal 2007 è disponibile anche in 2 cofanetti distribuiti dalla Dynit. Clicca qui per ascoltare la sigla italiana cantata da Patrizia Pradella.

 

La stessa fantasticheria ricorre nel cartone animato della Disney "Dottoressa Peluche" in cui la protagonista Dottie è una bambina che vede i suoi amici giocattoli animarsi quando resta sola con loro. Con il loro aiuto curerà altri giocattoli rotti o malati. Clicca qui per ascoltare la sigla italiana.

 

Anche il film della Disney-Pixar "Toy Story - Il mondo dei giocattoli" del 1995 che ebbe due seguiti nel 1999 e nel 2010 intitolati "Toy Story 2 - Woody e Buzz alla riscossa" e "Toy Story 3 - La grande fuga" si basa sulla stessa idea fantastica che i giocattoli possano prendere vita se inosservati. L'uscita del quarto film della saga è previsto per giugno 2019.

 

Infine, la stessa premessa, è alla base anche del recente film di animazione del novembre 2016, diretto da Chris Renaud e Yarrow Chenet e prodotto da Illumination Entertainment, "Pets- Vita da animali" con la variante che questa volta sono gli animali da appartamento di ogni specie parlare e a manifestare pensieri e abitudini umane in assenza dei loro padroni. Tale presupposto fantastico è sfruttato e sottolineato nel titolo originale del cartone animato ( The secret life of Pets ) e non a caso il trailer di presentazione italiano del film d'animazione esordisce con « Vi siete mai chiesti cosa fanno i vostri animali quando non siete in casa? »

 

 

Recensione didattica e culturale Prof. Massimiliano Noseda

© Riproduzione riservata

 

IL SOLDATINO DI PIOMBO E LA CANZONE "HEAVY ON MY HEATH" DI ANSTACIA

 

                 COPERTINA DEL CD "Pieces of a dream"

                                      di Anastacia

 

Si ispira al "soldatino di piombo" il video della celebre canzone "Heavy on my heart" della cantante Anastacia. Due manichini di un negozio di moda di altri tempi si animano e vivono con passione il loro amore. Un amore che li terrà uniti fino alla fine quando i due manichini verranno dismessi e bruciati nel fuoco del fornace di una discarica.

 

Clicca sull'immagine di questo box per vederlo.

 

 Citazione culturale e didattica.

 

LEGGIAMO INSIEME IL SOLDATINO DI PIOMBO

                     STATUA DE "Il soldatino di piombo"                                a Odense ( Danimarca )                   città natale di Hans Christian Andersen     C’erano una volta venticinque soldati di stagno, tutti fratelli tra loro perché erano nati da un vecchio cucchiaio di stagno. Tenevano il fucile in mano, e lo sguardo fisso in avanti, nella bella uniforme rossa e blu. La prima cosa che sentirono in questo mondo, quando il coperchio della scatola in cui erano venne sollevata, fu l’esclamazione: «Soldatini di stagno!» gridata da un bambino che batteva le mani; li aveva ricevuti perché era il suo compleanno, e li allineò sul tavolo.  

I soldatini si assomigliavano in ogni particolare, solo l’ultimo era un po’ diverso: aveva una gamba sola perché era stato fuso per ultimo e non c’era stato stagno a sufficienza! Comunque stava ben dritto sulla sua unica gamba come gli altri sulle loro due gambe e proprio lui ebbe una strana sorte.

Sul tavolo dove erano stati appoggiati c’erano molti altri giocattoli, ma quello che più attirava l’attenzione era un grazioso castello di carta. Attraverso le finestrelle si poteva vedere nelle sale. All’esterno si trovavano molti alberelli intorno a uno specchietto che doveva essere un lago; vi nuotavano sopra e vi si rispecchiavano cigni di cera. Tutto era molto grazioso, ma la cosa più carina era una fanciulla, in piedi sulla porta aperta del castello; anche lei era fatta di carta, ma aveva la gonna di lino finissimo e un piccolo nastro azzurro drappeggiato sulle spalle con al centro un lustrino splendente, grande come il suo viso. La fanciulla aveva entrambe le mani tese in alto, perché era una ballerina, e aveva una gamba sollevata così in alto che il soldatino di stagno, non vedendola, credette che anch’ella avesse una gamba sola, proprio come lui. “Quella sarebbe la sposa per me!” pensò “ma è molto elegante e abita in un castello; io invece ho solo una scatola e ci abitiamo in venticinque, non è certo un posto per lei! comunque devo cercare di fare conoscenza!” Si stese lungo com’era dietro una tabacchiera che si trovava sul tavolo; da lì poteva vedere bene la graziosa fanciulla che continuava a stare su una gamba sola, senza perdere l’equilibrio.

A sera inoltrata gli altri soldatini di stagno entrarono nella scatola e gli abitanti della casa andarono a letto. Allora i giocattoli cominciarono a divertirsi: si scambiavano visite ballavano, giocavano alla guerra. I soldatini di stagno rumoreggiavano nella scatola, perché desideravano partecipare ai divertimenti, ma non riuscirono a togliere il coperchio. Lo schiaccianoci faceva le capriole e il gesso si divertiva sulla lavagna, facevano un tale rumore che il canarino si svegliò e cominciò a parlare in versi.

Gli unici che non si mossero affatto furono il soldatino di stagno e la piccola ballerina; lei si teneva ritta sulla punta del piede con le due braccia alzate, lui con pari tenacia restava dritto sulla sua unica gamba e gli occhi non si spostavano un solo momento da lei.

Suonò mezzanotte e tac… si sollevò il coperchio della tabacchiera, ma dentro non c’era tabacco, bensì un piccolissimo troll nero, perché era una scatola a sorpresa.

«Soldato!» disse il troll «smettila di guardare gli altri!»

Ma il soldatino fìnse di non sentire.

«Aspetta domani e vedrai!» gli disse il troll.

Quando l’indomani i bambini si alzarono, il soldatino fu messo vicino alla finestra e, non so se fu il troll o una folata di vento, la finestra si aprì e il soldatino cadde a testa in giù dal terzo piano. Fu un volo terribile, a gambe all’aria, poi cadde sul berretto infilando la baionetta tra le pietre.
La domestica e il ragazzino scesero subito a cercarlo, ma sebbene stessero per calpestarlo, non riuscirono a vederlo. Se il soldatino avesse gridato: “Sono qui!” lo avrebbero certamente trovato, ma lui pensò che non fosse bene gridare a voce alta perché era in uniforme. Cominciò a piovere, le gocce cadevano sempre più fitte e venne un bell’acquazzone: quando finalmente smise di piovere arrivarono due monelli.

«Guarda!» disse uno «c’è un soldatino di stagno! adesso lo facciamo andare in barca.»

Fecero una barchetta con un giornale, vi misero dentro ii soldatino e lo fecero navigare lungo un rigagnolo; gli correvano dietro battendo le mani. Dio ci salvi! che ondate c’erano nel rigagnolo, e che corrente! Tutto a causa dell’acquazzone. La barchetta andava su e giù e ogni tanto girava su se stessa così velocemente che il soldatino tremava tutto, ma ciò nonostante, tenace com’era, non batté ciglio, guardò sempre davanti a sé e tenne il fucile sotto il braccio.
Improvvisamente la barchetta si infilò in un passaggio sotterraneo della fogna; era così buio che al soldatino sembrava d’essere nella sua scatola.
“Dove sto andando?” pensò. “Sì, tutta colpa del troll! Ah, se solo la fanciulla fosse qui sulla barca con me, allora non mi importerebbe che fosse anche più buio.”
In quel mentre sbucò fuori un grosso ratto, che abitava nella fogna.

«Hai il passaporto?» chiese. «Tira fuori il passaporto!» Ma il soldatino restò zitto e tenne il fucile ancora più stretto. La barchetta passò oltre e il ratto si mise a seguirla. Hu! come digrignava i denti e gridava alle pagliuzze e ai trucioli: «Fermatelo! Fermatelo! non ha pagato la dogana! non ha mostrato il passaporto!».

Ma la corrente si fece sempre più forte e il soldatino scorgeva già la luce del giorno alla fine della fogna, quando sentì un rumore terribile, che faceva paura anche a un uomo coraggioso; pensate, il rigagnolo finiva in un grande canale, e per il soldatino era pericoloso come per noi capitare su una grande cascata.
Ormai era così vicino che gli era impossibile fermarsi. Si irrigidì più che potè, perché nessuno potesse dire che aveva avuto paura. La barchetta girò su se stessa tre, quattro volte e ormai era piena di acqua fino all’orlo e stava per affondare. Il soldatino sentiva l’acqua arrivargli alla gola, e la barchetta affondava sempre più; la carta intanto si disfaceva. L’acqua gli coprì anche la testa -allora pensò alla graziosa ballerina che non avrebbe rivisto mai più, e si sentì risuonare nelle orecchie: «Addio, bel soldatino morir dovrai anche tu»

La carta si disfece del tutto e il soldatino di stagno andò a fondo, ma subito venne inghiottito da un grosso pesce.
Oh, com’era buio là dentro! ancora più buio che nella fogna, e poi era così stretto; ma il soldatino era tenace e restò lì disteso col fucile in spalla.

Il pesce si agitava in modo terribile, poi si calmò e fu come se un lampo lo attraversasse. La luce ormai splendeva e qualcuno gridò: «Il soldatino di stagno!». Il pesce era stato pescato, portato al mercato, venduto e portato in cucina dove una ragazza lo aveva tagliato con un grosso coltello. Prese con due dita il soldatino e lo portò in salotto dove tutti volevano vedere quell’uomo straordinario che aveva viaggiato nella pancia di un pesce; ma lui non si insuperbì. Lo misero sul tavolo e… oh, che stranezze succedono nel mondo! il soldatino si trovò nella stessa sala in cui era stato prima, vide gli stessi bambini e i giocattoli che erano sul tavolo, il bel castello di carta con la graziosa ballerina, che ancora stava ritta su un piede solo e teneva l’altro sollevato; anche lei era tenace e questo commosse il soldatino che stava per piangere lacrime di stagno, ma questo non gli si addiceva. La guardò, e lei guardò lui, ma non dissero una sola parola.

In quel mentre uno dei bambini più piccoli prese il soldatino e lo gettò nella stufa, e proprio senza alcun motivo, sicuramente era colpa del troll della tabacchiera.
Il soldatino vide una gran luce e sentì un gran calore, era insopportabile, ma lui non sapeva se era proprio la fiamma del fuoco o quella dell’amore. I suoi colori erano ormai sbiaditi, ma chi poteva dire se fosse per il viaggio o per la pena d’amore? Il soldatino guardò la fanciulla e lei guardò lui, e lui si sentì sciogliere, ma ancora teneva ben stretto il fucile sulla spalla. Intanto una porta si spalancò e il vento afferrò la ballerina che volò come una silfide proprio nella stufa vicino al soldatino. Sparì con una sola fiammata, e anche il soldatino si sciolse completamente. Quando il giorno dopo la domestica tolse la cenere, del soldatino trovò solo il cuoricino di stagno, della ballerina il lustrino tutto bruciacchiato e annerito.